Avventure testuali

Quello delle avventure testuali è un campo che mi ha appassionato da qualche anno.

L'evento che mi ha fatto conoscere questo genere di giochi è stata la puntata della serie televisiva "Chuck" in cui il protagonista si divertiva al computer ad "uccidere il troll con la spada".

Purtroppo sono nato nella metà sbagliata degli anni '80 e quindi sono giunto in ritardo alle avventure testuali, ma almeno, per fortuna, adoro le cose retrò ed è stato amore a prima digitazione.

Non posso dire di essere un esperto a riguardo: le avventure che ho giocato si contano sulla punta delle dita di un paio di mani, ma conto, col tempo, di recuperare. Mi sono già attrezzato.

Perché ho deciso di scrivere avventure testuali, soprattutto non essendo un esperto? La risposta, molto oscura, è: per dare sfogo ai miei stimoli creativi. Non bastavano forse i racconti? La risposta qui è netta: no. I racconti, per me, rappresentano delle "conquiste", non li considero tanto materiale da intrattenimento quanto un modo efficace per tenere a mente alcune idee alle quali sono giunto, sono la "permanenza dell'auto-stupore": in un certo senso i racconti non potevano essere differenti, l'unica cosa lasciata al mio arbitrio era come scrivere e non cosa scrivere. Con le avventure testuali invece la cosa è differente: queste rappresentano puro intrattenimento; mentre non sarei in grado di scrivere un racconto che prescinda totalmente da me, so che sarei in grado di scrivere un'avventura testuale avulsa dal mio modo di pensare.

- Certo, la prima che ho programmato sembra smentire clamorosamente questa affermazione (e in effetti lo fa), ma è nata principalmente come esperimento, come esercizio, volendo anche come presa in giro (e solo in un secondo momento si è arricchita fino a diventare quella che è diventata), così, sapendo che sono in grado di non prendermi per niente sul serio, ho deciso di rifarmi a me stesso. Alle spalle ho studi informatici, tuttavia devo ammettere che le mie capacità a riguardo sono davvero scarse, ma nonostante ciò fortunatamente ho scoperto che sono in grado di gestire un software di programmazione (e un ringraziamento enorme a riguardo va a Marco Vallarino, presenza costante di supporto e consiglio) -

Dopo questa breve digressione, per tornare a bomba, dirò che comunque le avventure testuali sono definite anche "racconti interattivi": l'elemento narrativo è sempre presente e perciò mi trovo molto a mio agio, eppure queste offrono innumerevoli possibilità (non nego di sentirmi accomunato a Douglas Adams quando anche lui fece questa scoperta - se ritroverò la citazione a proposito la pubblicherò). Ricordo di essere stato fan della saga di Lupo Solitario dei librigame (nota: credo che comunque storicamente siano nate prima le avventure testuali): già essi fanno intuire l'idea di quante possibilità possono nascere dal lasciare libertà di azione al lettore (/giocatore) pure su un testo già deciso e scritto, senza contare che nel programmare la gestione di un'avventura testuale le cose sono così complesse che, di fatto, programmare diventa pura gestione della complessità, e riuscire a produrre un gioco corretto e coerente mi fa sentire estremamente soddisfatto e appagato: significa che ho lavorato bene. In sintesi, si può dire che programmare è un modo per mettermi alla prova.

Ma c'è anche un ultimo aspetto, ultimo non per importanza: giocando le avventure testuali io mi sono divertito; lo ripeto: divertito, e ho pensato che "passare dall'altra parte", da giocatore a programmatore, è un modo di rendere il favore. Avendo scoperto di possederne le capacità spero di riuscirci egregiamente.